22/02/2022
Le ragioni storiche di un modello cooperativo - di Massimiliano Canuti
di Massimiliano Canuti

Articolo estratto dal mensile Credito Cooperativo

Etruschi - Credito CooperativoIn un periodo in cui le fusioni bancarie sono molto frequenti, anche all’interno del mondo cooperativo, tradizionalmente attaccato ai valori del localismo, pare naturale domandarsi su quanto questo fenomeno si sposi con i principi di mutualismo e sussidiarietà che caratterizzano il movimento.

La risposta può essere senz’altro positiva, se si rispettano alcuni requisiti, naturalmente. Innanzi tutto, l’attenzione verso la persona, indipendentemente da quanto possiede, ma sovvenuta secondo i propri bisogni, volontariamente, da chi ha un surplus di risorse.

Ciò ha come conseguenza l’investimento, delle risorse affidate dalla clientela, in settori che abbiano un effetto giovevole sulla comunità di riferimento, non si intende qui esclusivamente la green economy, ma anche l’ausilio alla riconversione o miglioramento di tutte le attività tradizionali che hanno un peso ancora rilevante nelle nostre vite (dalle ristrutturazioni edilizie a certi tipi industria di base). Tutto questo per una Banca di credito cooperativo si sintetizza nel concetto di “cura capillare del territorio”.

Un territorio con caratteristiche in parte comuni in parte differenti che si dimostrano in fine complementari, è un punto di forza, non di debolezza. Questo è il caso della nuova Banca Tema che è nata dalla fusione con Banca Valdichiana. I territori delle due banche sono entrambi votati al turismo, all’agricoltura di qualità (il morellino di Scansano e il vino nobile di Montepulciano per citare solo due esempi celebri), Inoltre, ogni zona ha sue eccellenze peculiari (ancora solo due esempi l’allevamento in Maremma o l’industria orafa ad Arezzo).

Etruschi - Credito CooperativoNon solo, quello che unisce un territorio che coinvolge tre regioni (oltre la Toscana, Lazio ed Umbria) ha un forte retroterra culturale in comune, soprattutto storico. Tutta la zona di competenza della nuova banca è infatti racchiusa in quella che anticamente era l’Etruria, ovvero il territorio degli Etruschi (non per niente Banca Tema sta per “Terre etrusche di Valdichiana e Maremma”).

Proprio l’organizzazione statuale etrusca era una struttura federativa come lo sono, con altre modalità naturalmente, il movimento cooperativo o la stessa Unione europea. Il popolo etrusco prevedeva nel V-IV sec. a.C. un concilium Etruriae (non è escluso che fosse presente anche prima) ovvero un’assemblea riunita a Volsinii (l’odierna Orvieto) presso il fanum Voltumnae (santuario della dea Voltumna), presieduta da un sacerdote; essa curava, oltre lo svolgimento di giochi solenni, anche la discussione di temi politici, come poteva essere l’atteggiamento delle città etrusche nella guerra tra Roma e Veio.

Il punto debole di questo sistema federativo fu la scarsa coesione interna, che consentì a Roma, nel corso dei secoli, di avere ragione separatamente delle varie città stato etrusche. Tuttavia, la nazione etrusca capitanata da dodici città (la dodecapoli), alla fine del VI secolo a.C., come testimoniato da Livio stesso, ebbe la supremazia su Roma, quando finiva il periodo monarchico della Città eterna.

Le fonti ci tramandano, infatti, le azioni a Roma di Porsenna Lucumone etrusco di Chiusi. Banca Tema si estende proprio sul territorio di otto lucumonie (città stato) etrusche, ovvero Chiusi, Arezzo, Roselle (Grosseto), Vetulonia, Vulci (a sud ovest di Pitigliano), più marginalmente Volsinii (Orvieto), Tarquinia e Perugia. Numerosi sono i musei da Arezzo a Grosseto, da Chiusi a Vetulonia che raccolgono le vestigia degli antichi Tirreni. In antico, quindi, una medesima lingua era parlata in questi luoghi: l’etrusco.

Di essa abbiamo oltre 10.000 attestazioni in gran parte di natura epigrafica, ovvero iscrizioni scolpite sul metallo o sulla roccia, tuttavia si ricordi che l’unico Liber linteus, ovvero volume di lino utilizzato nell’antichità come supporto per scrivere, che ci è pervenuto a noi, è proprio scritto in etrusco, si tratta delle famose bende con cui è avvolta la mummia di Zagabria che in un primo momento erano servite a tramandare un calendario liturgico etrusco e la cui origine è probabilmente da ascriversi all’Etruria centrale.

Etruschi - Credito CooperativoPurtroppo, la conoscenza dell’etrusco, una lingua non indoeuropea, cioè non strettamente imparentata al latino e alle lingue italiche, non è soddisfacente, in quanto non ci è pervenuto dall’antichità un vocabolario che ne tramandasse il significato di un congruo numero di parole. I risultati nella sua interpretazione sono il frutto di un faticosissimo lavoro di ricostruzione effettuato dagli studiosi negli ultimi 150 anni.

Nell’antichità, la mobilità delle popolazioni, seppur più limitata di quella odierna, era ben presente, si pensi solo che il Liber linteus sopra citato è stato ritrovato in Egitto, assai lontano dal luogo in Etruria della sua presunta redazione. A maggior ragione è quindi proponibile che ci siano stati scambi abbastanza stretti all’interno della Etruria.

Così il ritrovamento a Saturnia, presso il podere il Bagno, nello scorcio del secolo scorso, di una stele iscritta, ha permesso di instaurare un legame tra Chiusi sede legale della nuova Banca Tema e Saturnia famosa per le sue terme di acque sulfuree, sede di una delle banche che hanno costituito il I novembre 2016 Banca Tema. La trascrizione della stele, risalente proprio al periodo in cui Porsenna era a Chiusi, ci permetterà di cimentarci nella difficoltà della traduzione dell’etrusco:

larth laucies thamequ

Larth Laucies ??onorato

Larecesi ka iserithesi celeniarasi

da Larece ?e Iserethe figli.

mini zinece vethur kamartethi

Mi incise Vethur in Camarte

Questa traduzione interlineare ci dà un’idea di come potesse suonare la lingua etrusca, la cui accentazione, almeno da una certa quota temporale in poi cadeva sulla prima sillaba. Inoltre, ci presenta un primo abbozzo del funzionamento della sua grammatica.

Ma, come accennato sopra, c’è un qualcosa che unisce Chiusi al testo di Saturnia, questo è la parola Camarte. Secondo la tradizione storica questo era un antico nome di Chiusi così infatti in Livio 10, 25, 11 clusium, quod Camars olim appellabant <<…Chiusi, che Camars chiamavano una volta…>>. Di cui non avevamo avuto nessun riscontro epigrafico almeno fino a questa importante scoperta archeologica.

Così la stele ritrovata a Saturnia potrebbe essere stata scolpita proprio a Chiusi o in un luogo che avesse il suo stesso nome antico. La nascita di questa nuova Banca riallaccia e solidifica rapporti antichi forieri di nuovi sviluppi nell’interesse della comunità laboriosa e accogliente che popola le nostre terre.

Copertina Etruschi - Credito Cooperativo                                                                                                               

Pubblicato sulla rivista Credito Coooperativo n°9 - 2021 Clicca Qui