Riportiamo, di seguito, l’articolo del Direttore di Federcasse, Sergio Gatti, pubblicato nella rubrica Bisbetica della rivista Credito Cooperativo di maggio 2017.
Sergio Gatti
sgatti@federcasse.bcc.it
“Non penso che abbiamo bisogno di regole uguali per ogni banca. Al contrario, le regole dovrebbero essere correlate al grado di rischio delle banche e alla loro rilevanza sul sistema”. A dirlo non è un rappresentante di piccole banche di un qualche paese europeo. Ma è Sabine Lautenschläger, componente del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea e vicepresidente del Consiglio di Vigilanza del Meccanismo di vigilanza unica (SSM).
Nei giorni amarissimi della liquidazione coatta amministrativa delle due banche popolari venete, quella affermazione, pronunciata tre settimane prima, assume ancora maggior significato politico ed un evidente forza d’urto istituzionale.
Il vento cambia. Non siamo più tra i pochi che sostengono che il single rule book non è adeguato a disciplinare la varietà e la diversità che caratterizzano l’industria bancaria europea. Si può andare verso un Codice bancario europeo con una sezione “ad hoc” per le banche less significant.
Le quali oggi sono trattate nella sostanza come le significant.
In pratica, le stesse regole, con qualche piccola riduzione faticosamente ottenuta applicando l’approccio della “proporzionalità caso per caso”, governano sia le oltre 3 mila banche considerate meno significative sotto il profilo del rischio sia la più grande banca transnazionale, quotata in borsa e magari ben gonfia di rischi finanziari.
Prendiamo uno dei profili più antipatici di questa incongruenza. Cosa dire dei contributi, ordinari e straordinari, dovuti da tutte le banche europee ai Fondi di risoluzione europeo e nazionale? Per le piccole banche equivale ad un contributo a fondo perduto: se infatti secondo il Single Resolution Board (SRB), la Popolare di Vicenza e Veneto Banca non rivestono funzioni critiche e il loro fallimento non genera un impatto negativo sulla stabilità finanziaria, esse non superano in pratica il public interest test, ciò significa che tale test non lo supereranno mai neanche tutte le banche di dimensioni più piccole che versano milioni di euro (le circa 3 mila banche piccole e medio piccole europee nel 2016 hanno versato 256 milioni di euro al Single Resolution Fund). Per quale ragione allora debbono versare un premio assicurativo se non ne potranno di fatto mai giovarne? Soltanto chi supera il public interest test, come sappiamo, può essere oggetto di risoluzione (invece che a liquidazione) ed ottenere l’intervento del Fondo di risoluzione.
In Senato, il 23 maggio Federcasse ha sostenuto l’idea di un single rule book with proportionate rules proponendo con forza di passare una volta per tutte dalla proporzionalità “caso per caso” alla proporzionalità “strutturata”. Già quattro anni fa invocavamo il double rule book, ovvero un doppio Codice europeo di regole bancarie, uno per le banche significative e l’altro per le meno significative. Non andò bene, eravamo praticamente soli a sostenerlo in Europa. Dopo quattro anni lo scenario è cambiato. Nel giro di pochi mesi sia la Bundesbank (con Andrea Sombret) sia la BCE (con Sabine Lautenschläger) sia il Governo tedesco (con Wolfgang Schauble e altri) sia le banche territoriali tedesche (Sparkassen, Raiffeisen-Volsbanken) chiedono una scatola separata di regole (Small banking box) per le banche less significant.
Piccola nota di cronaca: un dirigente delle banche cooperative bavaresi ha letto questa rubrica qualche tempo fa e ha chiesto approfondimenti sulla proposta Federcasse del double rule book.
Lo Small banking box, sostiene, ne sarà in qualche modo l’evoluzione.
Il vento cambia davvero. Ed è questo il momento giusto per spingere su questa evoluzione dell’approccio regolamentare. Il 2017 è l’anno della riforma delle direttive CRD4 e BRRD e dei regolamenti CRR e SRMR. L’iniziativa va presa e sostenuta ora.
Ma sentiamo ancora Sabine Lautenschläger che si rivolge ai cooperatori bancari tedeschi il 31 maggio 2017, intervenendo all’Assemblea annuale della BVR, l’Associazione tedesca delle banche Raiffeisen e Popolari: “L’area dell’Euro presenta enormi differenze tra le banche. Abbiamo bisogno delle stesse regole per ogni tipo di banca? Non penso. Le regole dovrebbero essere determinate dal grado di rischiosità della banca e dalla sua rilevanza per l’intero sistema. Ci sono banche portatrici di alti rischi e altre che non ne portano. Di per sé, le banche piccole costituiscono un rischio ridotto per il sistema. Se una piccola banca fallisce questo fatto non determina una crisi finanziaria globale. Sarebbe invece diverso, naturalmente, se molte piccole banche entrassero in difficoltà contemporaneamente”.
E ancora.
“Le regole per le piccole banche non dovrebbero essere così severe come quelle per le grandi banche. Lo stesso vale per la vigilanza: le piccole banche non debbono essere vigilate così intensamente come le grandi. Dobbiamo assumere un approccio proporzionato, ed è quello che facciamo”. “Potrebbe pertanto avere senso riunire tutte le ‘norme alleggerite’ inserirle in una scatola separata che potremmo definire Small banking box, un libro di regole dedicato alle piccole banche. Sono aperta all’idea di uno Small banking box anche se sarà difficile definirla chiaramente. Quale banca rientra nel perimetro di applicazione di queste regole e quale non vi rientra? A questa domanda dovremo rispondere con molta attenzione”.
Lo Small banking box favorirebbe la realizzazione di un grado più elevato di proporzionalità. In Europa, le banche cooperative sono state in media più resilienti alla crisi rispetto a quelle aventi natura giuridica capitalistica.
Se integrate a sistema (aderenti ad un gruppo bancario cooperativo o ad un Fondo di garanzia istituziona le riconosciuto), come oggi richiedono regolatore e supervisore europei, sono in grado di garantire, allo stesso tempo, vicinanza alle comunità, alle piccole imprese e alle famiglie dei territori. Vantaggi in termini di economie di scala. Capacità di investire congiuntamente per rispondere alle esigenze di un’evoluzione tecnologica sempre più pressante e su una formazione costante sempre più indispensabile.
È il momento di spingere su questa evoluzione. Federcasse lo sta facendo. Vale la pena però leggere tutto il testo di Sabine Lautenschläger.
Cambiare l’approccio delle regole è una priorità. Ma lo è anche cambiare presto e bene la mentalità di tutti noi che ci occupiamo di piccole banche: occorre maturare una consapevolezza nuova, essere realisti, accettare il cambiamento, lavorare sodo per innovare il modo di fare banca, soprattutto se mutualistica. Il vento è cambiato.